Gli stili di vita e le emozioni, che viviamo ogni giorno, hanno un seguito sul nostro organismo e soprattutto sul nostro sistema immunitario. Come è possibile? Come avviene lo scambio di informazioni tra mente e corpo?
“Gli uomini devono sapere che da niente altro se non dal cervello deriva la gioia, il piacere, il dolore, il pianto e la pena. Attraverso esso noi acquistiamo la conoscenza e le capacità critiche, e vediamo e udiamo e distinguiamo il giusto dall’errato…”
(Ippocrate, V sec. A.C.)
Io aggiungerei: “attraverso esso ci ammaliamo oppure no”.
DALLA MENTE AL CORPO
Essere in armonia con l’ambiente esterno ha conseguenze positive dirette sull’organismo, sia dal punto di vista fisico che mentale. È noto, infatti, che ridurre lo stress aiuta a prevenire fastidi e malattie. La nostra vita di ogni giorno viene regolamentata ed elaborata dal nostro cervello che riesce, però, anche ad influenzare il nostro stato di salute. Ma come è possibile?
Un recente studio della Berkeley University ha evidenziato la relazione tra emozioni positive e lo stato di salute. Passeggiare in un bosco, osservare un cielo stellato, godere di un tramonto non sono solo degli eventi che ci colpiscono a livello emotivo, ma ci influenzano anche dal punto di vista fisico.
Con questo studio, i ricercatori hanno evidenziato come le emozioni positive vengano tradotte in segnali che spengono i meccanismi di infiammazione in atto nel corpo.
L’infiammazione è un meccanismo di difesa dell’organismo, utile a combattere agenti esterni o a favorire la riparazione dei tessuti. È attivata da una serie di cellule e molecole (tra cui ricordiamo in particolare le interleuchine). La sua costante attivazione, però, può portare a fenomeni cronici, che in alcuni casi possono sfociare nella genesi di tumori o in fenomeni autoimmuni. Nel momento in cui diventa cronica, quindi, l’infiammazione risulta più dannosa che guaritrice.
Lo studio della Berkeley ha dimostrato che l’infiammazione può essere controllata proprio dal cervello e dalle emozioni che viviamo.
Su un campione di 200 giovani adulti, ciascun candidato doveva annotare i giorni in cui aveva provato emozioni positive (amore, gioia, stupore, divertimento etc.). In quella stessa giornata dal candidato venivano prelevati dei campioni dalla mucosa orale per misurarne i livelli di interleuchine (IL). Si è osservato che coloro che avevano vissuto sensazioni positive intense – come stupore o meraviglia – riportavano livelli di IL-6 più bassi.
Condizioni di stress, viceversa, portano ad una differente attività del sistema nervoso, pregiudicando il normale funzionamento del sistema immunitario. Sulla rivista “Aggressive Behavior”, nel 1989, venne pubblicato un interessante studio su dei pesci “aggressivi”, posti all’interno di un acquario sovraffollato, simulando così un modello sperimentale sociale stressogeno. Trascorso del tempo, tra i pesci si instauravano dei rapporti di pesce dominate e pesce subordinato.
Analizzando lo stato di salute del pesce subordinato, era riscontrabile uno stato di immunodepressione: linfociti T e granulociti neutrofili meno responsivi e minor proliferazione linfocitaria. Il che portava ad una minor resistenza del pesce ad agenti patogeni, e quindi ad una minore probabilità di sopravvivenza.
DAL CORPO ALLA MENTE
In caso di patologie che determinano un incremento dei livelli di infiammazione (infezioni, malattie croniche e cancro), l’aumento di citochine viene risentito anche a livello del sistema nervoso centrale: queste piccole molecole sono in grado di alterare il comportamento e l’umore.
Anche quando, banalmente, ci prendiamo un’infezione batterica o virale, il nostro comportamento cambia drasticamente.
Ti è mai capitato, quando non stai bene, di provare una sensazione di spossatezza, nausea, disinteresse per il cibo o per il contesto sociale, ma anche depressione e irritabilità?
Generalmente ignoriamo questi cambiamenti perché li consideriamo scomode conseguente dello star male, in realtà rientrano in meccanismi prefissati che consentono di limitare il dispendio di energie in modo da combattere meglio una malattia.
Considera che mangiare, muoversi o socializzare consumano tanta energia quanto un videogioco sul tuo smartphone, perciò è meglio entrare in modalità risparmio energetico!!
Si è scoperto che i principali responsabili dei cambiamenti d’umore e di comportamento sono due mediatori dell’infiammazione, ovvero l’interleuchina 1 (IL-1) e il Tumor Necrosis Factor (TNF).
Quando vengono iniettate nei topi, IL-1 o TNF, questi assumono un atteggiamento schivo: rimangono nell’angolo delle gabbiette, in posizioni ricurve, mostrando un diminuito interesse per l’ambiente circostante e ridotta capacità di socializzazione.
COME COMUNICANO CERVELLO E SISTEMA IMMUNITARIO
Il nostro cervello è un organo privilegiato che non ha contatti con il resto delle sostanze e cellule presenti nel nostro corpo.
Quindi come possono i mediatori dell’infiammazione giungere al cervello ed avviare le risposte comportamentali?
Il cervello è isolato grazie alla barriera ematoencefalica che protegge i neuroni da sostanze tossiche ed agenti estranei. Così anche le citochine, che sono troppo grandi per la barriera ematoencefalica, non possono passare. Tuttavia esiste una regione nel cervello, presso gli organi circumventricolari, in cui l’accesso alle citochine è consentito. Qui i mediatori dell’infiammazione possono legare specifici recettori attivando la trasmissione del segnale.
Una volta attivato, il segnale viene trasmesso all’ipotalamo che determina, in ultimo, il rilascio di un particolare ormone: l’ACTH. Questo agisce a livello del surrene, determinando il rilascio di cortisolo (chiamato anche ormone dello stress), il quale consente l’instaurarsi di diverse modificazioni a livello metabolico.
La stesse citochine, a livello del sistema nervoso centrale, portano alla riduzione dei livelli dei due ormoni tiroidei (T3 e T4), innescando un’alterata risposta agli stimoli esterni e una riduzione del tono dell’umore.
Le citochine dell’infiammazione, inoltre, inibiscono indirettamente la conversione del triptofano in serotonina a livello delle sinapsi: minori livelli di serotonina e, in generale, di catecolammine (neurotrasmettitori della stessa famiglia della serotonina) sono state associate all’insorgenza della depressione.
È infine possibile ottenere dei benefici per la salute modulando le emozioni?
Al momento è difficile affermare con certezza scientifica che vivere “positivamente” aiuti a prevenire o combattere le malattie. Gli stessi studiosi della Berkeley non escludono il fatto che il provare emozioni positive sia permesso da bassi livelli di infiammazione, e non il contrario.
È anche vero però che curiosità e stupore sono risposte comportamentali opposte a quelle legate all’infiammazione. In questo senso, se nel nostro cervello si attivano i meccanismi che ci permettono di essere curiosi, non possono attivarsi le vie che ci portano ad assumere un atteggiamento schivo tipico di quando stiamo male.
“Il fatto che lo stupore, la meraviglia e la bellezza promuovano livelli più salutari di citochine, suggerisce che ciò che facciamo per provare queste emozioni (ad esempio una passeggiata nella natura, perdersi nella musica, osservare l’arte) eserciti un effetto diretto sulla salute e sull’aspettativa di vita”
(Dacher Keltner, psicologo e coautore dello studio della Berkeley)
Se ci fosse anche solo il sospetto che la nostra salute fisica e mentale sia supportata da cose semplici come una passeggiata nella natura, beh allora non ci rimane che indossare le scarpe da trekking e gambe in spalla!
BIBLIOGRAFIA
- (Berkeley News, 2015) Add nature, art and religion to life’s best anti-inflammatories [consultato il 27 dicembre 2015]
- (Charles L. Raison, Lucile Capuron, and Andrew H. Miller, 2012) Cytokines sing the blues: inflammation and the pathogenesis of depression [consultato il 12 gennaio 2016]
- (Cooper EL, Peters G, Ahmed II, Faisal M, Ghoneum MH, 1989) Aggression in Tilapia affects immunocompetent leukocytes [consultato il 28 dicembre 2015]
- (Jennifer E. Stellar, Neha John-Henderson, Craig L. Anderson, Amie M. Gordon, Galen D.McNeil, and Dacher Keltner, 2015) Positive Affect and Markers of Inflammation: Discrete positive Emotions Predict Lower Levels of Inflammatory Cytokines [consultato il 7 gennaio 2016]
- (Robert Dantzer, Jason C. O’Connor, Gregory G. Freund, Rodney W. Johnson and Keith W. Kelley, 2010) From inflammation to sickness and depression: when the immune system subjugates the brain [consultato il 5 gennaio 2016]
- (Salute 24, Il Sole 24 Ore, 2015) Largo alle sensazioni positive: lo stupore può ridurre l’infiammazione [consultato il 5 febbraio 2016]
A cura di Alessandra La Rocca. Revisionato da Edoardo Vanetti.
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Il post Emozioni e sistema immunitario. Chi influenza chi? è apparso su Biochronicles.